venerdì 4 luglio 2014

Recensione: "Le Figlie del Libro Perduto" Kathrine Howe



Titolo: Le Figlie del Libro Perduto
Titolo originale: The Physick Book of Deliverance Dane
Autore: Kathrine Howe
Editore:Salani
Traduttore: Valentina Daniele
Anno di pubblicazione: 2009
Genere: Fantasy, Thriller, Romanzo storico
Numero pagine: 423

Connie Goodwin, giovane e brillante dottoranda dell'Università di Harvard, durante l'estate è costretta a occuparsi della vendita della vecchia casa di famiglia, per pagare le tasse arretrate. Mentre sta curiosando trova una vecchia Bibbia del XVII sec. nella quale trova una chiave dal fusto cavo, contenente una pergamena ingiallita con un nome, Deliverance Dane. Indagando scopre che il nome 
si riferisce ad una donna condannata per stregoneria durante i processi di Salem che, a differenza 
di altri accusati, praticava veramente la "magia". Connie sceglie di fare della donna la sua tesi di dottorato, scoprendo anche segreti della sua famiglia da tempo sepolti...

ATTENZIONE! POSSIBILI SPOILER.

Questo libro l'ho trovato per puro caso in biblioteca: cercavo di sfilare quello di fianco e mi è caduto sul piede, nella replica perfetta di una scena cliché di un film. La copertina era davvero accattivante così ho deciso su due piedi di leggerlo. Temevo potesse essere una sorta di horror (odio gli horror! Mi fanno fare sogni strani), ma mi sono ricreduta perché ha superato la prova della lampadina spenta alla grande (leggo un libro che temo possa essere un horror in una stanza buia; se alla fine non mi sento costretta ad andare a dormire nel letto con mamma per poter dormire, allora il libro è promosso).
Come ho già detto la copertina è davvero bella: sembra un volume antico e la riproduzione del bigliettino strappato con il titolo originale dell'opera e il nome Deliverance Dane, spingono il lettore a volerne sapere di più. Se si toglie la "sovracopertina" poi, il volume presenta ancora l'aspetto di un libro d'altri tempi, concordanza che non guasta (e a me ricorda la mia Bibbia, ma io sono strana).
La trama è poi abbastanza semplice da seguire: c'è la storia di Connie Goodwin, dottornada di Harvard, che si ritrova a fare una ricerca che la porterà a vivere un'esperienza straordinaria, scoprendo anche segreti di famiglia. Non guasta che incontri anche un bel giovanotto, Samule Sam Hartley (bello, ma soprattutto simpaticissimo), capace di smuovere la rigida ragazza, riuscendo persino nell'impresa titanica di allontanarla dalle sue ricerche per alcuni attimi. Parallelamente però si seguono le vicende di diverse donne tra le quali anche la Deliverance Dane citata nel riassunto e sulla copertina, vissute in epoche lontane, ma tutte connesse tra loro e con la ricerca di Connie (quando leggerete l'idea dei nomi la troverete davvero interessante); ottima l'idea di segnare i capitoli riguardanti questi "flashback" nel passato usando un font corsivo per i titoli.
La storia è sorretta anche dalla profonda conoscenza del periodo storico posseduta l'autrice, laureata in storia dell'America ad Harvard, la quale inserisce alla perfezione il suo racconto nei fatti storici veramente accaduti (piccola curiosità: l'autrice è la discendente di due delle donne accusate nei processi di Salem. Elizabeth Proctor, condannata a morte, e Elizabeth Howe, accusata e poi rilasciata).
Pian piano che la storia scorreva mi sono appassionata alla ricerca di Connie e, pur intuendo sin dall'inizio il "segreto", mi sono chiesta per tutto il tempo come la protagonista avrebbe scoperto la verità e come una donna rigida e pragmatica (vedi anche cinica) come lei avrebbe reagito di fronte ad una verità come quella.
Connie è simpaticissima. Scettica come pochi, un po' saccente, ma in fondo davvero dolce, conquista proprio perché piena di difetti; è assolutamente esilarante vederla interagire con il suo cane, Arlo, o con la proprietaria del negozio Wicca. Molto carini, anche se pochi, sono invece i momenti di interazione tra lei e Sam, il suo ragazzo; la chiaccherata che i due fanno in ospedale mi ha strappato un sorriso triste ad ognuna delle 4 letture, nonostante sapessi del finale lieto.
Il relatore di Connie è un antagonista fantastico; non è "cattivo" nel vero senso del termine, ma comunque senza scrupoli, il suo principale interesse non è ferire qualcuno (nonostante quello che fa a Sam), nè vuole dominare il mondo, ciò a cui aspira sono fama e soldi, pertanto cerca disperatamente un modo per creare la celeberrima Pietra Filosofiale per poterla poi vendere a caro prezzo ed ottenere quindi ciò che vuole.
Le varie donne del passato compaiono molto poco e sono molto poco esplorate dal punto di vista psicologico, anche se alcuni tratti della loro personalità, quelli predominanti, spiccano tra le pagine, come il forte orgoglio di Deliverance, capace di mantenere un comportamento dignitoso anche in cella, tra lo sporco e i morti.
Menzione speciale va a Grace, la madre di Connie, alla quale la protagonista chiede a volte consiglio pur ricordando la poca affidabilità della genitrice. Sarà però Grace stessa, alla fine, a convincere definitivamente Connie a credere al "segreto" permettendole di agire di conseguenza, salvando anche la vita di Sam.
Nonostante il libro sia davvero bello e avvincente, sorge un grosso problema: l'autrice spesso indugia in descrizioni troppo esageratamente minuziose, piene di dettagli (se non ricordo male la sola descrizione dell'ingresso della casa della nonna di Connie dura più o meno una pagina e mezza, troppo per una stanza non più grande di uno sgabuzzino); questo suo modo di scrivere continua per tutto il libro pur scemando verso il finale (anche se l'incontro tra Connie e Chilton nella biblioteca, quasi alla fine del libro, sembra interminabile).
Quindi il libro si merita, a malincuore, tre stelline e mezza (la scrittura ha molto influito).

Nessun commento:

Posta un commento