venerdì 1 novembre 2013

Recensione: "Graceling" di Kristin Cashore

Titolo: Graceling.
Autore: Kristin Cashore
Editore: DeAgostini
Traduttore: Claudia Resta
Anno di pubblicazione: 2008
Genere: Fantasy
Numero pagine: 495 (circa)

Tutti i Graceling hanno occhi di due colori diversi.
Tutti i Graceling hanno un Dono.
Difficile è però sapere quale Dono possiedono: a volte anche per loro stessi è duro capirlo e controllarlo.
Ci sono Doni quasi inutili, come la capacità di ripetere le parole al contrario o di ricordare certi dettagli.
Katje ha diciotto anni e il suo Dono è un'arma terribile nelle mani di suo zio, re Rand.
Il futuro le può riservare un posto sicuro al fianco di quest'uomo vendicativo o infinite sorprese, come  l'incontro con un Graceling dallo sguardo intenso che sembra conoscerla fin troppo bene.

ATTENZIONE! POSSIBILI SPOILER.



Allora, ho letto questo libro di recente dopo che, circa 3 anni fa, mi capitò in mano il secondo volume della trilogia (che io amo alla follia).
Mi è molto piaciuta la copertina senza troppi fronzoli, ma che mostra due segni distintivi del libro: un pugnale (arma usata dalla protagonista per uccidere il suo nemico) e, sul retro, gli occhi di due colori diversi di Katje, per simboleggiare i Graceling. All'interno è presente anche una mappa dei Sette Regni, molto utile per capire meglio la collocazione dei vari luoghi nominati nel libro (per di più AMO i libri con le mappe annesse, mi ricordano "Il Signore degli Anelli").
Lo stile è semplice, scorrevole; è adatto a qualunque tipo di lettore, anche a quelli più svogliati o lenti nel leggere. La trama è interessante, adoro le storie con protagoniste femminili con un carattere. Katje (protagonista dal nome assurdo e per di più impronunciabile) è una Graceling, una creatura dotata di un'abilità straordinaria, un Dono; nel caso di Katje il Dono è quello di essere un'assassina provetta, capacità manifestata sin da bambina, quando uccise un cugino che voleva abusare di lei; all'incirca a metà romanzo però si scopre che il Dono della ragazza non è quello di uccidere, ma quello di Sopravvivere (da qui la sua abilità nel combattimento che aveva portato al fraintendimento), un colpo di scena che mi è piaciuto particolarmente perchè la capacità di sopravvivere è un'abilità inusuale, che rende il personaggio più originale (non è una copia dei soliti personaggi femminili dei fantasy, forte, abile con le armi, ecc...); Katje mi ha subito conquistata con il suo carattere forte, la sua determinazione e i suoi scatti d'ira, anche se il suo desiderio di non sposarsi mi ha lasciata perplessa; non che io creda che una donna debba per forza aspirare a sposarsi (sono femminista, figuriamoci!), ma nel libro la si sente ripetere ad ogni piè sospinto "non voglio sposarmi" senza una spiegazione logica, senza un perchè.
Altro personaggio è il principe Grandmalion Verdeggiante, detto Po (certo che questa autrice ha una grande fantasia in fatto di nomi alquanto discutibili. Ogni volta che leggevo "Po" mi immaginavo il Teletubbies rosso), anche lui un Graceling che finge di avere il Dono del combattimento, ma che in realtà è capace di percepire l'energia, i sentimenti, le emozioni di ciò che gli sta intorno e i pensieri che le persone rivolgono verso di lui. Po è soggetto ad un interessante capovolgimento per cui è lui, principe di Lyend (uno dei sette regni che compongono il mondo creato dalla Cashore), ad essere più debole della protagonista ed a dover essere salvato da Katje, come una damigella in pericolo.
Anche i Graceling, le creature originali del primo libro della "Trilogia dei Sette Regni", sono un'invenzione che ho particolarmente apprezzato. Quando nascono i Graceling sono fisicamente come le persone normali; durante i primi anni di vita, tuttavia, i loro occhi si modificano assumendo due colori diversi (ES: Katje ha un occhio verde e uno blu, mentre quelli di Po sono uno color oro e uno argentato). E fin qui nulla di nuovo: i poteri abbinati a determinate caratteristiche fisiche non sono certo una novità; nel libro, però, non è la caratteristica fisica a dare i poteri ai Graceling (come accade, ad esempio, in "Harry Potter"), ma, viceversa, il colore degli occhi si sviluppa a causa del Dono, idea molto originale.
Mi è piaciuto molto anche il finale: né deprimente (ogni riferimento a Suzanne Collins è puramente voluto) né troppo melenso, non è il classico “vissero tutti felici e contenti”. Basti pensare che Po alla fine perde la vista a causa di una ferita, pur riuscendo a percepire l’energia vitale e quindi a “vedere con la mente”. O ancora, Katje e Po rimarranno insieme , anche se non si sposeranno mai.
Ma come si dice "ad ogni luce la sua ombra" e quindi mi sembra giusto parlare anche dei lati negativi del libro, prima fra tutti la struttura della storia: la trama procede bene fino a quando i due protagonisti non si ritrovano nel regno dell'antagonista, il malvagio re Graceling (Dono: annebbaire la mente e controllare le persone con le parole) Leck; da questo punto la trama precipita, tutto si fa affrettato come se l'autrice si fosse accorta di aver scritto molte pagine e volesse concludere velocemente; incontrano Leck (lo vedono uccidere la moglie e convincere tutti i presenti che si è trattato di un incidente), trovano la figlia di Leck, Bitterblue (altro nome infelice) che si nasconde dal padre che vuole abusare di lei, scappano, Po viene ferito mentre cerca di uccidere il re, Bitterblue e Katje continuano da sole, arrivano a Lyend, uccidono Leck, ritrovano Po; tutto in all'incirca 200 pagine su 495.
La fretta di finire si riflette anche sul personaggio di Leck: non viene approfondito, si sa solo che è malvagio, che è un Graceling e che è pazzo. Punto. Un po' poco per renderlo interessante. Per di più la sua morte avviene in modo troppo svelto, sbrigativo; dopo aver seguito Katje e Bitterblue, le anticipa a Lyend, dove cerca di farsi consegnare la figlia incantando Katje; qui Leck, di fronte alla famiglia di Po, cerca di rivelare quale sia il suo vero Dono (un segreto che nemmeno la sua famiglia conosce), cosa che avrebbe reso triste Po. Ed è proprio al pensiero della tristezza di Po che Katje riesce a trovare un attimo di lucidità per lanciare un coltello che centrerà in pieno la bocca aperta di Leck. Così raccontata sembra lunga, ma in realtà la scena non dura più di una decina di righe, forse meno.
Non solo Leck, ma anche sua figlia Bitterblue è un personaggio assolutamente anormale: all’inizio è, comprensibilmente, una bambina spaventata, che non si fida dei maschi (perché li associa al padre) e che piange molto, ma in poco tempo si evolve in una persona coraggiosa, forte, sicura di sé e dal carattere troppo adulto per una bambina della sua età. Capisco i bambini che, costretti dalle circostanze, sviluppano un carattere tipicamente adulto, ma Bitterblue è una principessa e pertanto abituata al lusso, che non ha mai dovuto affrontare veri problemi; non è plausibile che, di punto in bianco, si trasformi in una persona dal carattere forte e risoluto.
 In conclusione trovo sia un bel libro che merita 4 stelle piene (= molto bello) e prego chiunque leggerà questa... "cosa" di essere clemente, è la mia prima recensione.

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